Le leggende, quanta meraviglia possono suscitare...
Una leggenda molto antica voleva che la Vergine Maria, alla vista del figlio morto, avesse versato dolorose lacrime. Da quelle lacrime, figlie di quel dolore, erano nati dei garofani.
Facciamo un salto temporale e torniamo nel tempo storico.
1506-1507 circa, Raffaello Sanzio, olio su tavola, Madonna dei Garofani
Raffaello, un uomo che è parte della storia ma che si è trasfigurato nella leggenda, decide di rappresentare la Madonna e il bambin Gesù in un momento speciale.
La Madonna dei garofani di Raffaello, infatti, è allietata dalla presenza di questi fiori, stretti nella mano del Bambin Gesù ma anche della Vergine: sono presagio e simbolo della sua futura passione, del sangue che verserà per il genere umano, ma anche del matrimonio fra Cristo e la Chiesa.
Le leggende e i simboli sono parte del fascino di un dipinto ma questa tavola, realizzata per un committente privato, ha qualcosa di più prezioso.
Raffaello ritrae una scena rappresentata migliaia di volte da migliaia da pittori grandi e meno grandi, ma solo lui ha saputo renderla così speciale, così viva, così umana. Deve rappresentare la Madonna col suo bambino ma decide di non mostrarci una figura sacra o una figura regale, ci mostra una madre e un figlio uniti dalla dolcezza e dalla leggerezza e soavità dei gesti. C’è tanto amore nello sguardo della madre, c’è una spontaneità coinvolgente nella manina del bambino che si tende verso la madre. Sono due figure sacre ma per renderne la sacralità scarta la via della ieraticità e imbocca quella dell’amore, della grazia, della dolcezza.
La purezza semplice di queste figure restituisce loro una dimensione superiore: sono così aggraziati, la madre e il suo bambino, così perfetti nel loro umano amore, da non poter avere che attributi divini.